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P.Prag. III 224 Data esatta
Edizione P.Prag. III 224

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Inventario Gr. I 59
Tipologia: Documentario
Luogo di conservazione Praga, Biblioteca Nazionale
Luogo di provenienza Arsinoiton Polis
Materiale Papiro
Contenuto recto Testo documentario
Contenuto verso
Datazione IV 1 d.C.
Data 28 Febbraio 314 d.C.
Numero dei frammenti - -
Dimensioni cm 9 x 24,7
Contenuto Bestallung eines Liturgen
Note Il papiro appartiene al dossier di Aurelius Didaros, al quale afferisce anche, tra gli altri, P. Prag. I 117. L’edizione riproduce senza cambiamenti quella dell’editio princeps.

Con questa corrispondenza ufficiale lo stratego Antonius Sarapammon dell’Arsinoite mette al corrente Aurelius Didaros, un tempo archiereus e proprietario di terra nel villaggio arsinoitico di Tebetny, del fatto che egli sia stato eletto per una liturgia dalla Bulè. Oggetto della liturgia è accogliere lavoratori e animali da soma dai funzionari responsabili per il loro impiego e occuparsi del loro trasferimento ad Alessandria, dove essi devono contribuire ad un progetto di costruzione. La requisizione avviene per ordine del praefectus Aegypti Iulius Iulianus.

Il documento corrisponde nella costruzione e nel formulario a quegli atti di nomina usuali in Egitto tardo romano, per mezzo dei quali i candidati per la copertura di uffici curiali vengono informati della loro elezione. L’invio della documentazione relativa seguiva immediatamente l’atto della selezione. Il contenuto si limita alla menzione del decreto di elezione della Bulè, una descrizione degli incarichi dell’ufficio e una breve nota della finalità dello scritto. Alla fine vi sono la data e sotto la notifica di consegna.

Benché tali scritti avessero per oggetto l’assegnazione di una carica curiale sulla base di una decisione di elezione della Bulè, solo pochi di essi provengono dall’ufficio della Bulè: la maggior parte venne stilata dallo stratego (e il logistes) ed in questi casi il mittente comunica al destinatario che lui è stato istruito della decisione di elezione della Bulè attraverso i presidenti del consiglio (ἔναρχος πρύτανις). Non è chiaro ancora a quali autorità spettava informare il candidato della concessione di un determinato incarico curiale o se nelle procedure di nomina fosse presupposta un determinato itinerario di istanze a seconda dell’ufficio. Se esistevano delle regole vincolanti, allora gli scritti relativi sarebbero da trattare come atti di nomina veri e propri, altrimenti piuttosto come notifiche.

Requisizioni di questo genere risultano essere avvenute con grande frequenza nell’epoca di Diocleziano-Costantino, che si segnalò per una chiara intensificazione rispetto al terzo secolo dell’attività edilizia condotta dallo stato, principalmente nel campo degli edifici commerciali: si veda la testimonianza di Lattanzio al riguardo, che parla della exactio di operarii, artifices e plaustra, De mort. pers. 7, 8 (ed. J. L. Creed, Oxford 1984).

Molte sono anche le attestazioni papirologiche dell’impiego di manodopera per scopi statali: la maggior parte dei documenti riguarda in realtà non le imprese edili, ma l’alimentazione tramite la manodopera di imprese di stato come miniere, forni militari. La fornitura di questi lavoratori incombeva sui singoli comuni, ai quali era imposto un determinato contingente dall’amministrazione fiscale nella cornice di una quota (ἐπιμερισμός) in proporzione alla base imponibile. La convocazione dei lavoratori spettava nei villaggi ai comarchi, che assoldavano a questo scopo tra gli abitanti del proprio villaggio o di quello vicino la quota richiesta di persone disposte a lavorare e concludevano con queste un contratto di lavoro che regolava la durata e la somma del compenso. I nomi di queste persone venivano trasmessi allo stratego e al pagarco. Per il ricongiungimento di coloro che erano nella lista dei convocati dei singoli villaggi del nomos e per la loro spedizione al luogo previsto di azione erano responsabili dei funzionari curiali specifici, che agivano sotto il titolo di ἐπιμεληταί.

Sarebbe da aspettarsi che Didaros e il suo collega (l. 9) rappresentassero proprio questa categoria di funzionari, addetti a provvedere al trasferimento ad Alessandria dei contingenti imposti ai singoli villaggi, coadiuvati da personale con cariche liturgiche: nel papiro, però, non si parla di ἐπιμέλεια, né vi è menzione di altro titolo.

Non è chiaro nemmeno se l’iniziativa alla costruzione emanasse dai prefetti o da un’istanza subordinata. Uno sguardo alle iscrizioni edilizie del periodo della tetrarchia mostra che sia i Cesari che i governatori apparivano come costruttori, ma che i primi si limitavano a quei casi che erano utili all’interesse dello stato. Poiché in questo testo non c’è traccia di un decreto imperiale, l’editore ipotizza che Iulius Iulianus sia stato l’unico costruttore. (si veda un’iscrizione a Leptis Magna per un parallelo di una costruzione effettuata da un governatore statale in: J. M. Reynolds-J.B. Ward-Perkins, The Inscriptions of Roman Tripolitania, Rome 1952, n. 467.). Didaros doveva eseguire l’incarico insieme con un altro consigliere che già prima era stato avvisato dallo stratego (προεπισταλείς, l. 9). Probabilmente l’ufficio ricoperto da Didaros fu creato in un secondo momento, per alleggerire il carico del collega già a lavoro. Dunque nel caso di Didaros potrebbe trattarsi di una nomina supplementare.

Il nome Didaros, estremamente raro nei papiri, si trova attestato soltanto in altri quattro: P. Amh. II 82; P. Prag. I 117; SB XIV 12190; SB XVI 12499, tutti dall’Arsinoite; inoltre i primi tre sono da collocare tra il terzo e il quarto secolo, e in essi Didaros ha il gentilizio Aurelius. Si tratta pertanto probabilmente della stessa persona, identica con quella presente nel nostro papiro, la cui storia di vita è possibile ricostruire e seguire grazie a queste testimonianze. Egli proveniva probabilmente da una famiglia alessandrina di stato curiale, ma sembra che lui (o suo padre) abbia abbandonato la residenza e si sia ritirato a Tebetny, dove trascorse la maggior parte della sua vita. Che cosa spinse la famiglia ad un tale passo è impossibile chiarire. È pensabile che un impoverimento rese impossibile una continuazione del soggiorno nella capitale della provincia. Verosimile è anche che la famiglia cercò di sottrarsi dai doveri curiali che su di essa incombevano tramite un cambiamento della località di soggiorno. Allo stesso tempo i testi sopra citati chiariscono che la curia di Arsinoiton Polis non era pronta a esonerare Didaros dai suoi doveri curiali e lo riportava invece con regolarità a honores municipali o a munera statali che aderivano alla sua posizione avita.

In appendice l’editore aggiunge una nuova edizione di P.Amh. II 82, petizione da parte di Didaros.

Per il praefectus Aegypti Iulius Iulianus: P. Cair. Isid. 73; SB VI 9192; XVI 12705. La datazione del suo ufficio al 314 indicata dal SB XVI 12705 è ora confermata dal papiro di Praga.;;

Bibliografia: Editio princeps: F. Mitthof, “Bestallung eines Liturgen im Zuge der Requisition von Arbeitskräften und Lasttieren für ein öffentliches Bauvorhaben in Alexandreia”, in Akten des 21. Internationalen Papyrologenkongresses = ArchPF. Beiheft 3. II (Stuttgart - Leipzig, 1997), pp. 706-718, 1 tabl. et pll. XIV-XV = SB XXIV 15914

Per i documenti di atti di nomina: F. Preisgike, Städtisches Beamtenwesen im römischen Ägypten, Diss. Halle (Saale) 1903, p. 19.

Per una parallela composizione dei decreti di nomina si veda: J. R. Rea, P. Oxy. XLVI 3293 introd., p. 48 , n. 6.

Per l’attività edilizia statale nell’epoca della tetrarchia cfr. H. Jouffroy, La construction publique en Italie et dans l’Afrique romaine, Strasbourg 1986, in partic. pp. 317 ss.

Per le attestazioni papirologiche dell’impiego di manodopera per scopi pubblici nell’epoca di Diocleziano e Costantino cfr: F. Oertel, Die Liturgie, Lipsia 1917, pp. 83-85; R. MacMullen, Roman Imperial Building in the Provinces, HSPh 64 (1959), pp. 207-235; P. A. Brunt, Free Labour and Public Works at Rome, JRS 70 (1980), pp. 81-100.

Ulteriori informazioni:
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Trismegistos
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